Abbiamo sempre detto che una colazione sana è un pasto fondamentale per la salute, anche per chi voglia stare attento alla dieta: mangiare dopo il risveglio, e quindi dopo un periodo di digiuno, fornisce all’organismo le energie necessarie per essere più attivo ed efficiente, cosa che invece non succede a chi affronta le incombenze della giornata con la pancia vuota; e inoltre, possiamo concederci qualche dolce, che poi bruceremo durante la giornata. Ma non è così. Ecco cosa rivela uno studio recente.
Cosa ci succede a colazione
Gli zuccheri della colazione portano comunque dei picchi glicemici che vanno evitati, non solo per chi soffre di diabete. I picchi glicemici, ovvero alti livelli di zucchero nel sangue, possono contribuire al rischio di malattie cardiovascolari e alle tendenze di una persona a sviluppare insulino-resistenza, che è un precursore del diabete.
Ma non serve mangiare una fetta di pane con la cioccolata per avere il picco glicemico: ciò che rivela questo studio è che anche una colazione sana può metterci a rischio di picchi glicemici.
Latte e cereali e il rischio di picchi glicemici
Per questo studio dell’Università di Stanford è stato monitorato l’effetto di tre tipi di colazioni diverse:
- una ciotola di cornflakes con latte;
2. un sandwich al burro di arachidi;
Più della metà delle persone i cui precedenti test glicemici avevano dato “valori normali” ha raggiunto gli stessi livelli di zuccheri delle persone pre-diabetiche o diabetiche.
In particolare, l’80% dei partecipanti vedeva salire la glicemia dopo aver mangiato cereali e latte.
Troppi picchi glicemici e il diabete
“Questo studio – spiega Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid) – conferma che il diabete è una malattia molto insidiosa, che negli stadi iniziali è difficile da diagnosticare, seppure anche in questa fase sia molto pericolosa. Conferma, inoltre, che avere la glicemia a digiuno nell’ambito dei valori normali non è garanzia di non essere diabetici o molto prossimi al diabete. Il messaggio finale è che non esistono cibi ideali per tutti e che una serie di variabili, ad esempio differente genetica o differente flora batterica intestinale possono determinare quali sono i cibi più ‘iperglicemizzanti’ in differenti individui. Questo lavoro dà un’ulteriore spinta verso la terapia personalizzata e la medicina di precisione del diabete”.