«Solo un’ora. Fatemi ritornare a casa, vi prego. Voglio vedere i miei cani». Quando era ancora in vita, immobile nel suo letto d’ospedale, le sue parole uscivano a fatica.
Da ottobre Elvio era ricoverato a Imola, dopo essere stato colpito da un ictus mentre camminava in un castagneto.
Le sue condizioni di salute peggioravano. Ma ai familiari i dottori non avevano detto che sarebbe morto. Forse Elvio sentiva di avere i giorni contati, avvertiva che il tempo lo stava abbandonando. Chiedeva dei suoi due cani, Piero e Gilda. «Voglio vederli». Lo chiedeva alle figlie Federica e Maurizia, ne parlava con i dottori.
Elvio è morto giovedì in ospedale.
Ma prima di chiudere per sempre gli occhi, Piero e Gilda è riuscito a riabbracciarli, in una stanza dell’ospedale, al quinto piano. I cani gli sono saltati addosso.
L’azienda sanitaria, con grande disponibilità, ha permesso alle figlie di accompagnare gli animali dal loro padrone. Per l’ultimo saluto. «Non riusciva a parlare bene ma mi ha sussurrato che era felicissimo — racconta la figlia Maurizia —. La gioia gliela leggevo sul volto, non ho avuto bisogno delle parole».
Un uomo anziano che muore felice perché in punto di morte riesce ad abbracciare i suoi cani è un’immagine di estrema tenerezza. Tuttavia, in epoca social, rappresenta qualcosa di più. Diventa racconto.
Alice Bonoli cura la comunicazione dell’ospedale di Imola. Ha seguito molto da vicino la vicenda. «Parlando con la figlia ho capito che aveva voglia di rendere la cosa pubblica. Anche Elvio era contento di poter mostrare il suo legame con gli animali. Si è fatto fotografare, Maurizia ha ripreso la scena anche in un video. Così ho postato la storia sulla pagina Facebook dell’ospedale. Per renderla per quello che è, umana, calda, interessante. Ma mai avrei immaginato di ricevere cinque mila «like», 432 commenti e 1.057 condivisioni. Significa che, potenzialmente, 150 mila persone possono aver letto il post».
Maurizia ha dodici gatti. Uno è morto da poco. Ora è lei che si prende cura di Piero e Gilda. La sua voce ogni tanto si perde nel silenzio. È emozionata. Molte parole le spende per ringraziare i dottori e gli infermieri dell’ospedale. «Sono stati gentili, sensibili e disponibili. Quando hanno saputo dei cani si sono dati da fare per realizzare il desiderio di papà».
L’ospedale di Imola dal 2015 si è dotato di una procedura che permette, in casi particolari, l’accesso di animali domestici in alcune zone della struttura.
Secondo tale procedura, medici e responsabili della logistica hanno il compito di individuare il locale adatto e il percorso che dovrà fare l’animale. Ai familiari del paziente si chiede di presentare i certificati dei veterinari.
Elvio ha aspettato i suoi cani al quinto piano. Piero e Gilda sono stati fatti passare da un corridoio e hanno preso l’ascensore utilizzato dal personale che si muove negli spazi cosiddetti «dello sporco», quelli dove si trasportano lenzuola, cibo consumato, biancheria varia, oggetti per effettuare le pulizie.
Elvio non riusciva più a star seduto. L’ictus lo aveva colpito duramente. Uno dei due cani (Piero) lo aveva preso da un canile sette anni fa. Lo seguiva ovunque. «Mio padre aveva una piccola impresa, era un muratore, lavorava ancora nonostante i suoi 86 anni. Camminava, si spostava in continuazione e come un’ombra dietro c’era sempre Piero — prosegue nel racconto la figlia — . In ospedale stava ancora bene, nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo di lì a poco».
Elvio ha rivisto i suoi cani. E dopo alcuni giorni il suo cuore s’è fermato.