Colite, una “brutta bestia”. Tutto quello che c’è da sapere

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Capita a tutti di avere fastidiosi dolori al basso ventre. Ma se spesso sono sopportabili e passeggeri, altre volte sono acuti e invalidanti e possono addirittura compromettere le nostre attività quotidiane.
È bene riconoscere che si tratta per lo più di dolori che interessano il colon. Questo è il secondo tratto dell’intestino crasso, parte del canale digerente. Contraendosi, il colon consente il passaggio del cibo dall’intestino tenue, elaborandone gli scarti e formando così le feci che verranno espulse dal retto.

La colite è l’infiammazione del colon, molto comune in Italia, dove ne soffre circa il 30% della popolazione, soprattutto di sesso femminile. Può essere distinta in acuta e cronica: acuta quando insorge molto rapidamente e dura qualche ora o qualche giorno. La colite cronica è quella che insorge più lentamente, in maniera più subdola e perdura anche settimane o mesi.
È opportuno però specificare le varie tipologie di colite, distinte in base alle cause scatenanti e alla durata.
Si parla di colite infettiva quando l’infiammazione deriva da infezioni batteriche, causate principalmente da virus, batteri e funghi assunti col cibo. Per esempio la salmonella o l’escherichia coli. Continua a leggere dopo la foto

In questi casi il soggetto accusa i sintomi in maniera molto rapida e acuta e questi possono coinvolgere anche organi distinti. Diverse sono le malattie infiammatorie intestinali (Morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa): si tratta di condizioni croniche a causa ancora non nota. Non sono ereditarie ma si riscontra una certa familiarità visto che le contraggono più facilmente coloro che hanno parenti che ne sono soggetti.

Sono più frequenti negli adulti tra i 15 e 45 anni. Altra forma di colite è la sindrome del colon irritabile, più comunemente conosciuta come colite spastica, nervosa o da stress. In questa patologia si verifica un’alterazione della normale funzionalità del colon, senza un’effettiva lesione dell’organo, che causa un forte dolore addominale per 3 giorni al mese, per almeno 3 mesi consecutivi. Questo dolore, nella maggior parte dei casi, si riduce sensibilmente con l’evacuazione. Continua a leggere dopo la foto


Esiste anche la colite ischemica: la riduzione o la completa interruzione dell’apporto di sangue al provocano in questo caso una brutta infiammazione acuta. Questa patologia si verifica a seguito di eventi come trombosi, tromboembolia o ernia intestinale strozzata.
I bambini, infine, sono spesso soggetti a coliti allergiche, dovute a allergia al latte; solitamente si risolvono in maniera spontanea con la crescita e lo sviluppo del sistema immunitario.

I sintomi sono per lo più comuni a tutte le tipologie di coliti: forti dolori addominali e crampi, stipsi o diarrea, gonfiore, flatulenza e muco o sangue nelle feci. Possono verificarsi poi sintomi più specifici come febbre associata a stanchezza e dolori muscolari, nausea, vomito, inappetenza e perdita di peso. Continua a leggere dopo la foto


Diagnosticare una colite è semplice mentre è più complesso capire la causa della stessa. Il medico potrà quindi richiedere gli esami del sangue e delle feci e, se necessario, la colonscopia per un esame dettagliato del tessuto del colon. La terapia della colite è principalmente incentrata su farmaci antinfiammatori, antibiotici o immunosoppressori. Poi ci sono anche i “rimedi della nonna”.

Per esempio la borsa dell’acqua calda che riduce le contrazioni muscolari, così come l’assunzione di alimenti ricchi di magnesio.
Anche il finocchio è un vero e proprio toccasana per la colite, dal momento che riduce la formazione di gas, gli spasmi e ostacola la crescita batterica. Il succo d’ananas ha rinomate proprietà digestive mentre il decotto di malva svolge funzioni decongestionanti e antinfiammatorie.

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