Con il termine vulvodinia, che vuol dire letteralmente ‘dolore alla vulva’, si vuole indicare una patologia femminile che colpisce, per l’appunto, il 15% della popolazione del gentil sesso. Si tratta di una malattia subdola i cui sintomi sono prevalentemente di natura ‘intima’, come ad esempio: secchezza vaginale, irritazione e impossibilità ad avere rapporti sessuali a causa del dolore. Ma il vero ‘terrore’ dietro a questa malattia è che è veramente poco nota e a volte i medici fanno fatica a riconoscerla, quindi, il più delle volte per arrivare a una diagnosi ci vogliono anni. Spesso, il dolore causato dalla vulvodinia viene sottovalutato ed associato a cause di natura psicologica, proprio per questo è anche nota come ‘la malattia invisibile’. Ma entriamo nel dettaglio e vediamo in che modo essa si manifesta e quali sono le cause scatenanti.
Come suggerisce il sito paginemediche.it, “il disturbo può avere molte cause spesso tra loro interagenti, il che contribuisce ad aggravare la sintomatologia. La paziente riferisce l’esordio dei disturbi in seguito a ripetute infezioni da candida o in seguito a traumi fisici. Sono chiamati in causa anche stili comportamentali quali pantaloni e biancheria intima troppo stretti; attivitа sportive microtraumatizzanti (bicicletta, cyclette, spinning, equitazione), uso eccessivo di detergenti intimi; sostanze chimiche presenti in medicinali a uso topico spalmati in loco, spesso prescritti proprio per combattere il bruciore (ad esempio, cortisonici, creme lenitive o lubrificanti vaginali)”. Tutto questo può quindi causare una lesione del cosiddetto ‘nervo pudendo’ che scatena la malattia, facendo avvertire la chiusura dell’ingresso vaginale associata ad una scarsa lubrificazione, ovvero l’esatto contrario di ciò che dovrebbe accadere durante un rapporto sessuale.
A tal proposito, è proprio il dolore durante la penetrazione il primo sintomo della vulvodinia, il quale, come accennato in precedenza, è associato alla secchezza vaginale mano a mano che la parte interessata si infiamma. Quando l’infiammazione è particolarmente intensa, il dolore e i fastidi possono esser percepiti anche per l’intero arco della giornata, anche nei momenti più tranquilli o mentre si urina. Si tratta quindi di una sensazione di bruciore permanente e quando la malattia è in uno stadio avanzato, chi ne soffre non riesce nemmeno a sedersi o a dormire senza dover utilizzare un cuscino da porre in mezzo le proprie gambe.
Ad ogni modo, come riporta fanpage.it, “Dalla vulvodinia si può guarire, a contare come sempre è la tempestività. Ci sono diversi farmaci e terapie a disposizione in grado di poter far tornare la paziente a una situazione di normalità. Altri tipi di terapie dipendono poi anche dalla causa scatenante. ‘Se una donna soffre di vulvodinia a causa di candide o infezioni recidivante, dobbiamo ovviamente curare in primis questo problema. Se invece è caduta sul coccige bisognerà lavorare anche con altri specialisti, come gli osteopati ad esempio’. Anche l’alimentazione è in grado di influenzare l’andamento della vulvodinia. “Bisogna abbassare il livello di infiammazione dell’organismo e tenere l’intestino sempre in ordine: poca carne di maiale, pochi affettati e pochi formaggi e limitare il consumo di lieviti”.