Indietro tutta: il cellulare fa bene ai nostri figli. Ma non conosciamo ancora i danni alla salute del cervello

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I nostri figli sono rapiti dai telefonini? In teoria dovremmo gioire con loro e per loro perché stanno imparando il futuro. E potrebbero essere in grado, prima che ce ne accorgiamo, di spiegarlo a noi.

Il messaggio del filosofo americano Jordan Shapiro potrebbe annunciare l’avvio di un controtendenza: nel pendolo eterno tra apocalittici e integrati, forse sta scattando l’ora del permissivismo tecnofilo.
Come funziona, scusate, per noi che abbiamo sempre lottato contro di loro per quei 5 minuti in più e per non portarlo a tavola e per spegnerlo almeno mezz’ora prima di andare a dormire?

giovani e tecnologia

Nei cellulari i nostri figli non si perdono: si trovano

Shapiro espone le sue teorie nel libro “The New Childhood: Raising Kids to Thrive in a Connected World”. Sostiene che bambini e ragazzi non si stanno affatto perdendo nei dispositivi, ma si stanno trovando: il futuro, tra le tante incertezze, sarà certamente digitale e se non li guidano i genitori, li guiderà qualcun altro.
Basta insomma con la secolare demonizzazione delle innovazioni, che dalla carta stampata alla televisione non hanno affatto isolato le persone e distrutto le società.

Anche Platone, giura lo studioso, avrebbe adorato i videogiochi, e scuole e famiglie dovrebbero fare altrettanto. «La vita si vive sempre con gli strumenti della propria epoca. I dispositivi digitali sono ponti tra le esperienze individuali e quelle comuni».

giovani e abuso del cellulare

Qualche regola d’oro sull’uso dei cellulari

La parola dipendenza non ha senso: i ragazzi non sono dipendenti ma «abbracciati» dai loro telefonini (o come dice un altro studioso, Danah Boyd, sono «dipendenti l’uno dall’altro» e la tecnologia è il loro mezzo per comunicare).
Insomma, fissare un tempo massimo ad attività così creative e formative non ha senso. Qualche regola, però, ai figli, la data anche Shapiro: prima di dormire si leggono libri, in macchina ci si lascia andare alla noia, a tavola niente cellulare. «Essere adulti vuol dire essere capaci di adattare i pilastri della saggezza umana, in modo che i nostri valori collettivi mantengano il loro significato anche in nuovi contesti». Farà scuola?