Gli ultimi dati diramati dall’Agenzia della Sanità sul dilagare della demenza senile sono abbastanza preoccupanti, sia a livello italiano (più di un milione di persone), che nel mondo (più di 44 milioni di persone); numeri, questi, che possono far parlare di una vera e propria crisi sanitaria globale.
Solitamente la demenza senile si manifesta con il morbo di Alzheimer, di cui la perdita di memoria è un tratto caratteristico, soprattutto di quella “memoria a breve termine” che ci fa dimenticare le informazioni apprese più di recente.
Secondo uno studio condotto dai ricercatori della “Universitat Autònoma de Barcelona”, il consumo costante e prolungato di caffè peggiora i sintomi di questa malattia.
Oltre alla perdita di memoria ci sono altri sintomi psicologici della patologia dell’Alzheimer, come ansia, apatia, depressione, paranoia e allucinazioni, tratti che si manifestano in modo differente da paziente a paziente.
La ricerca condotta dell’Istituto di Neuroscienze dell’Università autonoma di Barcellona (Uab), in collaborazione con il Karolinska Institutet svedese, è stata portata avanti somministrando caffeina a due gruppi di cavie: roditori anziani sani e roditori affetti da Alzheimer.
“I topi sviluppano la malattia di Alzheimer in modo molto simile agli umani – spiega Raquel Baeta-Corral, prima autrice dello studio – presentando non solo i classici problemi cognitivi ma anche un certo numero di sintomi Spcd, e questo ha rappresentato un modello valido per determinare se i benefici della caffeina potevano compensare i suoi effetti negativi”.
La somministrazione di caffeina nei vari soggetti ha mostrato che quest’ultima modificava il comportamento dei roditori sani e aggravava i sintomi neuropsichiatrici di quelli con Alzheimer.
In particolare, i ricercatori hanno scoperto effetti significativi sulla neofobia (la paura per tutto ciò che è nuovo), sui comportamenti legati all’ansia, oltre che all’equilibrio emotivo e cognitivo.
“Le nostre osservazioni – spiega Lydia Giménez-Llort, coautrice dello studio – suggeriscono che un aggravamento dei sintomi simili a quelli psicologici e comportamentali delle demenze possa in parte interferire con gli effetti benefici della caffeina sul cervello”.
Un’altro recente studio ha scoperto che una particolare area del cervello potrebbe custodire la chiave per capire meglio come si sviluppa l’Alzheimer e magari riuscire a contrastarlo (o prevenirlo).
In questa precisa area del nostro encefalo, la perdita di cellule che producono dopamina – il così detto “neurotrasmettitore della felicità”, rilasciato durante le situazioni piacevoli – può infatti causare il malfunzionamento dell’ippocampo, ovvero la parte del cervello deputata a creare i ricordi, e dunque alla memorizzazione delle informazioni.