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Il cosiddetto morbo di Alzheimer è una patologia che colpisce il cervello e nello specifico, provoca un rallentamento della capacità di memoria, pensiero e ragionamento. Secondo quanto riportato sul sito truenumbers.it, “in Europa, soffrono di Alzheimer 10 milioni di persone, un numero che è destinato quasi a raddoppiare (18,6 milioni) entro il 2050”, inoltre, “su scala mondiale si registrano quasi 10 milioni di nuovi casi all’anno di Alzheimer, vale a dire unnuovo caso ogni 3,2 secondi”. Data la forte incidenza di tale patologia, ci si chiede spesso se vi siano metodi o rimedi naturali meno invasivi rispetto ai tradizionali metodi della medicina, per tanto, è bene sapere che si, esistono metodi che aiutano a prevenire e rallentare la malattia di Alzheimer, ma non la curano.
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Ad oggi non è stata ancora individuata una cura effettiva per l’Alzheimer, tuttavia, è bene tenere in considerazione l’assunzione di alimenti scelti, ai fini di ridurre il rischio di ammalarsi e tenere sotto controllo l’avanzamento dei danni neurologici. Ad esempio, le vitamine del gruppo B, contenute in cibi come uova, pesce, latte e piselli, svolgono un ruolo fondamentale nel ridurre i livelli di omocisteina nel sangue; “questo amminoacido, se presente in concentrazioni superiori alla norma, si associa a un alto rischio di sviluppare l’Alzheimer e altre forme di demenza senile e presenile, oltre a esporre a patologie cardiovascolari” come riporta il sito lucaavoledo.it.
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Inoltre, è stato accertato tramite uno studio effettuato da alcuni ricercatori, che il rosmarino (meglio ancora il suo estratto) si rivela utile nel migliorare la memoria e l’apprendimento. Il rosmarino, difatti, contiene alcuni componenti chimici che possono prevenire la perdita di ‘acetilcolina’, ovvero uno dei neurotrasmettitori più importanti e responsabile della trasmissione nervosa, spesso carente nei pazienti affetti da Alzheimer.
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Anche la curcuma, la cui curcumina contenuta in essa è la vera benefattrice, si rivela esser positiva sulla salute del cervello; secondo un recente studio, “è stato osservato come questa pianta abbia contribuito a smaltire l’accumolo di sostanze tossiche (chiamate beta amiloidi) e delle placche già presenti a livello cerebrale, entrambi fenomeni caratteristici del morbo di Alzheimer” come suggerisce il sito starbene.it.
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