Senza dubbio più noto con i classici nomi commerciali, l’alginato (nelle sue varianti) rappresenta la salvezza per tutti coloro che soffrono di reflusso gastroesofageo, una patologia sempre più diffusa che, sebbene rientri spesso tra le “malattie” banali, contribuisce sensibilmente al peggioramento delle condizioni di vita dei pazienti. In presenza dei classici disturbi da reflusso, spesso associati a quelli da ernia iatale, la vita di chiunque ne risulti affetto, risulta ovviamente peggiorata, soprattutto quando la sintomatologia è importante.
In molti casi, infatti, i sintomi sono direttamente correlati all’alimentazione (oltre che a stati di stress emotivo rilevante). Il reflusso gastroesofageo, infatti, può al limite peggiorare drasticamente la condizione dei pazienti, obbligati ad evitare un gran numero di alimenti per attenuare la sintomatologia correlata.
L’utilizzo di integratori a base di alginato può certamente ridurre l’impatto dell’alimentazione e migliorare lo status di coloro che normalmente sono affetti da reflusso ma fin troppo spesso si ritiene che tutti i farmaci per il reflusso siano praticamente identici, frutto probabilmente delle più disparate pratiche commerciali. In realtà così non è.
Fin troppo spesso ci capita si assistere a pubblicità, per certi versi anche invasive, che a vario titolo propongono questo o quel prodotto in grado di favorire il nostro benessere. In realtà il principio di fondo è che gli integratori non sono tutti uguali e che i pazienti non possono assolutamente ritenere che un integratore di alginato sia uguale all’altro né che l’utilizzo dell’uno o dell’altro non influisca sul nostro stato di salute.
La prima differenza che opera ogni paziente affetto da reflusso gastroesofageo (e di ernia iatale associata) è relativo alla tipologia dei sintomi associati. Se il problema è di tipo sporadico, magari associato a periodi di particolare stress, la cura seguirà molto probabilmente la strada degli anti-acidi, ovvero di prodotti, anche a base di alginato, in grado di ridurre il ph dello stomaco.
Nel caso opposto, ovvero nell’ipotesi in cui il reflusso gastroesofageo rappresenti un disturbo cronico, sintomi e patologia andranno affrontati con cure diverse, mirate a calmierare un problema comunque difficile da risolvere (soprattutto se cronico o associato ad ernia iatale). In questa ipotesi sarà da preferirsi cure i grado di risolvere il problema non solo al momento (riducendo la quantità di acidi e placando la sintomatologia) ma in grado di inibire (o quantomeno ridurre) la secrezione di acidi da parte dello stomaco.