La Curcuma provoca l’epatite o sono i contaminanti?

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EPATITE ACUTA DA CURCUMA: DOBBIAMO RINUNCIARE AI BENEFICI DI QUESTA SPEZIA?

Articolo a cura della Prof.ssa Maria Grazia Spalluto 

In questi giorni la Curcuma è salita sulla ribalta della cronaca purtroppo non per le sue virtù salutistiche ma per i casi di epatite colestatica acuta non infettiva che sarebbero causati dall’assunzione d’integratori a base di curcuma.

Il Ministero della Salute, dopo le segnalazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, ha pubblicato un elenco degli integratori che sarebbero correlati ai 19 casi di epatite finora segnalati.

Ecco cosa dice il Ministero

Nel comunicato del Ministero, si legge che, In attesa delle analisi, i consumatori ”sono invitati, a titolo precauzionale, a sospendere il consumo di tali prodotti”. Segue l’elenco degli integratori “incriminati”.

Fondamentalmente, sono state disposte le analisi per verificare la supposta presenza di “contaminanti” all’interno degli integratori correlati ai casi di epatite, nel tentativo di dimostrare che l’epatite è stata indotta da queste sostanze tossiche e non dalla curcuma che, al contrario, è tradizionalmente utilizzata per la sua azione a livello epatico.

Sembrerebbe dunque una contraddizione che un rimedio naturale utilizzato per “aiutare” il fegato, possa invece provocare epatite!

La Curcuma è uno degli ingredienti principali del Curry

Bisogna subito premettere che l’uso alimentare della curcuma, assunta per secoli come spezia nel subcontinente indiano, è un utilizzo sicuro e avallato da numerosi studi epidemiologici dove si correla l’assunzione costante di alimenti contenenti curcuma, quali il curry, con l’abbattimento dei casi di malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer e il Parkinson.

Diversamente, nei casi di epatite, la curcuma è stata assunta  sotto forma di integratori molto concentrati in principi attivi (curcuminoidi), in cui la spezia è stata associata alla piperina, una sostanza contenuta nel pepe, che aumenta la biodisponibilità delle curcuma altrimenti troppo bassa.

Presi ad alti dosaggi e soprattutto, assunti da persone predisposte verso alcune patologie che hanno come causa comune un aumento della bilirubinemia ( sia diretta che indiretta) o che hanno delle sindromi genetiche ereditarie quali, ad esempio, la sindrome di Crigler-Najiar o la sindrome di Gilbert.

Epatite effetto collaterale della Curcuma?

Leggendo bene alcuni articoli scientifici riportanti il meccanismo d’azione della curcumina, presente nella curcuma, l’epatite potrebbe essere uno degli effetti collaterali “estremi” dell’assunzione di grandi quantità di curcuminoidi.

Queste sostanze infatti aumentano la produzione di Biliverdina attraverso l’induzione dell’eme ossigenasi, un enzima che converte la molecola dell’eme (dell’emoglobina dei globuli rossi) in biliverdina, una sostanza dalla potente azione antiossidante.

La stessa azione antiossidante della curcuma sarebbe riconducibile all’aumento della biliverdina.

Aumento della Bilirubina dovuto alla Curcuma

La biliverdina è poi convertita in bilirubina, una sostanza fondamentale per numerose funzioni del nostro organismo ma che, se è prodotta in eccesso, può dare diversi disturbi tra cui l’epatite colestatica che ha colpito le persone che hanno assunto alcuni integratori a base di curcuma.

Purtroppo anche i rimedi naturali possono avere delle controindicazioni. Già nei testi di fitoterapia  più accreditati si legge che II rizoma di Curcuma risulta controindicato in caso di occlusione delle vie biliari e che questi pazienti devono stare attenti anche al curry (28% di Curcuma).

Altra ragione che potrebbe spiegare i casi di epatite colestatica è la presenza, all’interno di tutti gli integratori, della piperina, una sostanza estratta dal pepe nero che aumenta la biodisponibilità dei curcuminoidi della curcuma, attraverso la riduzione dei meccanismi di detossificazione ed eliminazione operati dal fegato.

La Piperina aumenta la tossicità della Curcuma?

La piperina del pepe, agisce su alcuni citocromi epatici, delle proteine la cui funzione è quella di depurare l’organismo da sostanze di scarto. Anche la curcumina è registrata come una sostanza da eliminare.

Come si può intuire facilmente, se da una parte il rallentamento della detossificazione della curcumina  aumenta la permanenza nel sangue e nei tessuti di questa sostanza e quindi ne amplifica le attività salutistiche ( antiossidanti, “dimagranti”, antinfiammatorie, ecc.). Dall’altra inibisce la detossificazione di altre sostanze quali farmaci, alimenti o sostanze inquinanti.

La piperina del pepe potrebbe quindi inibire la detossificazione.  Alcune sostanze potenzialmente  sono dannose la piperina potrebbe prolungarne la loro presenza nel corpo.

Bisogna quindi rinunciare ai benefici della curcuma?

Direi proprio di no. Non si dovrebbe rischiare  di “ Buttar via il bambino con l’acqua sporca”!

Nel caso della curcuma, come abbiamo visto, l’assunzione è controindicata se si hanno problemi alla cistifellea o in caso di bilirubina alta nel sangue.

Per continuare ad assumere la curcuma con sicurezza ma anche tutti gli altri integratori o prodotti venduti a fini salutistici,  bisognerebbe seguire delle semplici regole.

Decalogo per la corretta assunzione degli integratori

•Informarsi sulle caratteristiche dell’integratore e accertarsi sulla qualità del prodotto che si desidera assumere.

•Nel caso  in cui non si è sicuri dei reali benefici dell’assunzione  di un integratore,  evitare il “fai da te”. Chiedere consiglio a persone esperte e qualificate (medico, farmacista, erborista).

•Ricordarsi che anche le sostanze naturali possono avere delle controindicazioni e degli effetti collaterali.

•Informarsi sui possibili effetti collaterali e/o interazioni con farmaci e alimenti.

•Accertarsi di non avere malattie per le quali è controindicata l’assunzione di alcuni integratori.  In caso di terapie farmacologiche, comunicare al proprio medico curante che si intende assumere integratori.

•Rispettare i dosaggi consigliati in etichetta e non prolungare i tempi di assunzione consigliati.

•Sospendere immediatamente l’assunzione dell’integratore ai primi sintomi di un effetto collaterale. Segnalare immediatamente possibili eventi avversi al farmacista o al medico curante.

•Evitare l’assunzione degli integratori se di è in gravidanza o in allattamento. Assumerli solo in caso di prescrizione medica.

•I bambini sotto i 3 anni di età possono assumere integratori specifici per questa fascia di età e/o prescritti dal pediatra.

•Le persone anziane dovrebbero fare attenzione ai dosaggi degli integratori che dovrebbero essere “aggiustati” tenendo conto delle diminuite capacità emuntoriali ( escrezione renale e funzionalità epatica).

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