3 milioni di donne formano un "muro" lungo 620 km. Ecco la loro protesta

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3 milioni di donne formano un muro lungo 620 km. Ecco la loro protesta

620 chilometri che ha attraversa 14 distretti: nello Stato del Kerala, in India, più di 3 milioni di donne hanno formato una catena umana per affermare il loro diritto di entrare nel tempio indù di Sabarimala.
Un vero e proprio muro a sostegno di una uguaglianza di genere ancora poco condivisa. Ecco quello che è successo.

La protesta di milioni di donne indiane

Milioni di donne indiane hanno formato una catena umana lunga 620 chilometri nello Stato del Kerala, “a sostegno dell’uguaglianza di genere”.
La manifestazione è stata organizzata in favore della sentenza che ha cancellato il divieto di accesso alle donne al tempio indù Sabarimala. Ma la decisione ha trovato forti opposizioni.
I religiosi integralisti hanno paralizzato il paese, inscenando violente proteste. Tuttavia, secondo quanto riferisce l’agenzia Press Trust of India, al ‘muro’ di donne, appoggiato dal locale governo comunista, hanno partecipato anche dipendenti statali e studenti, cui le scuole e università hanno dato il permesso di assentarsi.

la manifestazione delle indiane contro la disuguaglianza di genere

Lo scorso settembre, infatti, la Corte suprema ha eliminato il bando che vietava l’accesso al tempio di Sabarimala alle donne in età fertile, ma alla decisione del giudice si sono opposti i religiosi integralisti, che hanno inscenato violente proteste. Ma ora basta, sembra dire la parte laica del paese. Alla catena di donne hanno infatti preso parte anche studenti e dipendenti statali, tra cui scuole e università statali.

In genere, la maggior parte dei templi indù vieta l’ingresso alle donne “solo” nel periodo di ciclo mestruale, mentre il Kerala che ospita il santuario Sabarimala del XII secolo, tradizionalmente vietava l’ingresso alle donne in età mestruale – quindi orientativamente tra i 10 e i 50 anni – in rispetto della natura celibe della divinità Ayyappan. Questa tradizione fu sancita dalla sentenza della Corte Suprema del Kerala nel 1991. Tuttavia, la stessa Corte suprema indiana ha bloccato il divieto a settembre, affermando che violava le leggi sull’uguaglianza di genere.