
Li chiamiamo genericamente “mal di pancia”, ma sono fastidi di varia natura: gonfiore addominale, meteorismo, dissenteria o, al contrario, stitichezza. Sono solo alcuni dei sintomi di una disbiosi intestinale, un’alterazione della flora batterica che vive nel nostro intestino.
Per contrastare il problema è indicata l’assunzione di integratori di probiotici, da soli o in associazione a cure specifiche. Noti anche come fermenti lattici, sono microrganismi vivi che raggiungono, riequilibrano e rinfoltiscono le schiere dei batteri naturalmente presenti nell’intestino.
Ormai sono medicinali da banco, specie in offerta, visto l’alto consumo che ne facciamo, ma come sceglierli? Il rischio è che non siano efficaci.
Non tutti i probiotici (fermenti lattici) fanno dimagrire
Gli studi hanno chiarito, però, che solo alcuni ceppi sono efficaci per smaltire i chili in eccesso. Il Bifidobacterium breve e il Lactobacillus plantarum, per esempio, hanno effettivamente un’azione dimagrante.
Al contrario, ci sono probiotici “ingrassanti”, come il Lactobacillus acidophilus o il Lactobacillus fermentum, che sono più utili nel caso di inappetenza, o nel recupero energetico durante una convalescenza.
Caratteristiche del probiotico efficace
- Occorre che siano incapsulati, per risultare gastro-resistenti.
- Devono essere in numero molto elevato (almeno 1 miliardo di cellule vive per ceppo, al giorno), in modo da assicurare che una quantità adeguata giunga all’obiettivo.
- Privi di lattosio.
- L’eventuale presenza di prebiotici, particolari tipi di zuccheri (come l’inulina o i frutto-oligosaccaridi) offre un “vantaggio extra”, così come spiega la dottoressa Mariasandra Aicardi: “Queste fibre solubili arrivano integre nell’intestino e diventano nutrimento per i batteri buoni, favorendo sia la proliferazione dei ceppi introdotti con l’integratore, sia di quelli già presenti nella flora.”