Da un punto di vista nutrizionale, il riso rosso è più completo e salutare del classico riso bianco ed è fonte di fosforo, magnesio e proteine vegetali.
Il riso rosso, inoltre, ha un notevole potere saziante, ed è quindi perfetto per chi è a dieta; non contiene glutine, per cui può essere consumato senza problemi anche dai celiaci.
Siccome però non siamo abituati ad usarlo, ecco una rapida guida per capire come sostituirlo al classico riso bianco.
Riso rosso, come si usa in cucina
Il modo migliore per cuocere il riso rosso è tramite bollitura che, per la particolare durezza dei chicchi, richiede tempi abbastanza lunghi (45 – 50 minuti), che si riducono se si utilizza una pentola a pressione (circa 25 minuti).
Per la bollitura, generalmente si misura una parte di riso per due parti di acqua, senza aggiungere nessun tipo di condimento, senza sale e senza olio, ma si può utilizzare un po’ di gomasio (sesamo tostato e tritato con sale marino).
Cuocendo il riso in acqua, è possibile che il chicco si possa parzialmente “sgusciare”, per cui è normale intravedere l’interno bianco. Dopo questo passaggio, la preparazione ottimale richiede di saltarlo qualche minuto su fuoco vivace in una padella, con il condimento che si preferisce. Tuttavia, lo si può consumare semplicemente bollito, condendolo in tal caso con olio extravergine di oliva, sugo di pomodoro fresco o curry o, in alternativa, anche privo di condimento.
In cucina, il riso rosso si abbina molto bene con pesce e legumi; in particolare quest’ultimo accostamento risulta di grande rilevanza nutrizionale dato che permette di ottenere un apporto proteico completo.
Il riso rosso risulta ottimo anche per la preparazione di insalate e piatti freddi e come ripieno di verdure cotte al forno, così come per la preparazione di sformati.
Qualora, per non ripetere più volte la lunga cottura, se ne prepari in abbondanza, la nutrizionista specifica che “il riso rosso si può conservare in frigo per due giorni, non condito e dentro un contenitore ermetico di vetro”.