Ora legale e ora solare, non c’era niente di biologico nel cambio di ora, soltanto un maggior utilizzo delle ore di luce.
Se ne parlava da diversi anni e il tema è stato affrontato anche dal parlamento europeo.
Ed è proprio lì che si è cercato di superare la differenza tra i vari paesi. Non tutti, difatti, applicano il cambio orario durante l’anno e questo, secondo diversi esperti, genera problematiche di varia natura a livello economico e di coesione.
Ora, però, c’è la decisione. E c’è la data in cui diremo addio alla cara vecchia abitudine di spostare le lancette. Cosa accadrà?
Con 23 voti favorevoli e 11 contrari, l’accordo trovato è stato di lasciare che gli Stati decidano autonomamente se rimanere nell’ora solare o nell’ora legale.
Qualsiasi sia la decisione, da quel momento non si potrà più tornare indietro. Dunque, dal 2021, ogni Stato membro dovrà decidere cosa fare e quale orario scegliere. Senza poterlo più cambiare successivamente.
Attenzione, però: la Commissione UE avrà il compito di monitorare se le decisione presa da ciascun Governo non comprometta il funzionamento del mercato interno.
Nel caso in cui i diversi orari degli Stati membri dovessero ostacolare “in modo significativo e permanente” il corretto funzionamento del mercato unico, il collegio dei commissari potrà presentare una proposta per rinviare la data di applicazione della direttiva di un massimo di dodici mesi e presentare una nuova proposta legislativa.
Nel frattempo, nella notte prossima tra il 30 e il 31 marzo, noi sposteremo, come sempre, le lancette un’ora avanti: che vuol dire? Un’ora di sonno in meno (che recupereremo poi nell’ultima domenica di ottobre).