Ogni anno 295mila donne nel mondo ricevono una diagnosi di tumore ovarico e 184mila muoiono a causa di questa grave neoplasia per la quale non esistono ancora strumenti efficaci di diagnosi precoce o di prevenzione. Il tumore alle ovaie, dunque, uccide più del tumore al seno. Vediamo quali sono le donne più a rischio e le cure più innovative per fermare questo tumore.
Chi rischia di più
Tra i fattori di rischio per il cancro dell’ovaio c’è l’età: la maggior parte dei casi viene identificata dopo l’ingresso in menopausa, tra i 50 e i 69 anni. Altri fattori di rischio sono la lunghezza del periodo ovulatorio, ossia un menarca (prima mestruazione) precoce e/o una menopausa tardiva e il non aver avuto figli. L’aver avuto più figli, l’allattamento al seno e l’uso a lungo termine di contraccettivi estroprogestinici diminuiscono il rischio d’insorgenza del tumore dell’ovaio e sono quindi fattori di protezione.
Esiste però un altro fattore di rischio: secondo una stima del National Cancer Institute, una percentuale tra il 7 e il 10 per cento di tutti i casi di tumore dell’ovaio è il risultato di una alterazione genetica ereditaria.
I possibili campanelli d’allarme
La differenza, come detto, la fa però la diagnosi precoce. Conoscere e riconoscere i sintomi della malattia può salvare la vita. Il tumore ovarico si accompagna a sintomi non specifici – sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto, gonfiore persistente all’addome, fitte addominali, bisogno frequente di urinare, perdite ematiche vaginali, stitichezza o diarrea – che rendono difficile la diagnosi tempestiva. Se questi sintomi sono persistenti, è il consiglio degli esperti, bisogna rivolgersi al medico.
Quando il carcinoma ovarico viene rilevato in fase iniziale (quando cioè il tumore è limitato alle ovaie), la possibilità di sopravvivenza a cinque anni può arrivare anche al 90 per cento. Se il tumore viene rilevato quando è già esteso ad altri organi e con presenza di metastasi, al contrario, le percentuali possono essere ridotte anche di più di un terzo.